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Stage di Wing Chun – 19 Febbario

ASSORBIRE, FLUIRE, “PRENDERE IN PRESTITO”

Il celebre maestro Ip Man (1893-1972) esortava sempre i suoi allievi a rifuggire dall’uso improprio della forza, ripetendo spesso un principio che venne fatto proprio anche dal suo studente più famoso, Bruce Lee. Questo principio era condensato nel motto:
«Non combattere con la forza: assorbila, falla fluire e usala».

La capacità di “assorbire” la forza dell’avversario e il farla “fluire” a proprio vantaggio contraddistingue la pratica “alta” di tutte quelle arti marziali che enfatizzano l’importanza dell’ascolto corporeo. Discipline che, come il Wing Chun, l’Yi Quan o il Taiji, prediligono la corta distanza.

Nelle arti marziali che utilizzano questo approccio “energetico-tattico” l’azione è centrata sul ruolo prioritato della mente e dell’Intenzione che presiedono la connessione con l’avversario e l’ascolto della sua forza (in cinese “Ting Jin”).
Diventa quindi importante la gestione del rilassamento muscolare (anche perché la contrazione tende a ottundere la propriocezione), così come il lavoro attivo di articolazioni e tendini. Il movimento energetico deve infatti fluire continuamente senza interruzione, privo di attriti, di blocchi e di tensioni senza che la percezione perda continuità.
Questo non vuol dire che nella pratica marziale di queste discipline non si usi alcun tipo di tensione o di forza, tutt’altro. Occorre infatti salvaguardare l’integrità della struttura corporea e la connessione fra le varie parti del corpo, unite e collegate come da una sorta di “colla energetica”.
Il maestro Kenji Tokitsu, chiama questa ”colla neurofisiologica” col termine “Zheng Li”, precisando che essa viene originata da “tensioni simultanee opposte e complementari”.
Beninteso non stiamo parlando di “isometria”: la forza isometrica nasce da una tensione che “ contrae”, blocca il movimento e irrigidisce il corpo. “Zheng Li” viene originata invece da un particolare tipo di tensione che “espande” il movimento, conferendo nel contempo elasticità alla struttura corporea.

Assorbire e fluire comporta, per certi versi, una sensazione analoga al muoversi immersi in un fluido denso. Attraverso una fine e continua percezione è quindi possibile assorbire, fluidificare e riutilizzare la forza dell’avversario, che viene sommata a un po’ di quella propria, giusto per reindirizzarla, senza che vi sia mai opposizione e contrasto. Nel Taijiquan questo tipo di energia viene chiamata “Jie Jin”, cioè: “forza presa in prestito”.